SUL FIANCO DELLA STRADA

Song: 
Ti spiegherò, se vorrai

Ti spiegherò, se vorrai, con calma
mettendo una parola in fila all’altra
come non ho mai fatto
e non sarò breve, non sarò breve affatto.

Sempre a un passo prima della tua discrezione,
lungo la linea di un respiro
appena più lungo del normale
tra tutto quello che credevo di provare
non avrei mai pensato alla paura,
alla fragilità delle parole e altro
o alla diffidenza, nascosta
sotto a un velo di pioggia
o a un’allegria impossibile
nella luce obliqua del mattino

Ti spiegherò, se vorrai, con calma
mettendo una parola in fila all’altra
come non ho mai fatto
e non sarò breve, non sarò breve affatto.

Davvero, se ci ripenso, io penso al tempo
e alla mia guerra
al di qua e al di là delle intenzioni
e all’errore inoltre
di crederti sempre così fragile,
che mi costringe ogni giorno a valutare
la reale capacità degli occhi,
la sensibilità non intatta delle mani
persa in un punto qualsiasi del sangue

Ti spiegherò, se vorrai con calma
mettendo una parola in fila all’altra
come non ho mai fatto
e non sarò breve, non sarò breve affatto.

Casa di Alma

Ho tre graffi sulla faccia
e una chiave nella tasca
vado in questa valle
con la neve che mi fa le scarpe
giù fino a mattina
oltre i ferri del treno
in sfregio alla sfortuna
io fumo do fumo a questa luna

Prima del sole sarò
dinanzi al cancello
e come un fantasma verrò
a briglia di un soffio di gelo
e dal ponte alla campana
dal fiume alla vigna
nessuno mi vedrà
salir le scale in casa di Alma

Sul suo letto d’argento lei per un sorso di vino
toglie il suo vestito e la sua mano mi scalda
prima che torni suo marito avrò terra in abbondanza
e sotto la schiena del cielo nel giorno che sale più nero
infine nessuno, nessuno mi terrà prigioniero

Ho tre graffi sulla faccia
e un coltello nella tasca
luna d’inverno nel cielo
il tuo volto si è fatto severo
ma la notte è come una benda
che puoi togliere sul cammino
oltre i fuochi spenti
nell’alba che brilla sui miei denti

E dietro a questa curva
sarò all’arco del paese
dove la neve si fa lenta
sull’orma già dissolta
e tra il fiato dei camini
con il cappello sulla spalla
nessuno mi vedrà
salire le scale in casa di Alma

Sul suo letto d’argento lei per un sorso di vino
toglie il suo vestito e la sua mano mi scalda
prima che torni suo marito avrò terra in abbondanza
e sotto la schiena del cielo nel giorno che sale più nero
infine nessuno, nessuno mi terrà prigioniero

Le maschere bianche
Che cosa vuoi che ti risponda
d’altronde tu sai già come muoverti
Sull’altare della tua innocenza
cammineremo e toglieremo i cappelli
e con un gesto di estrema pazienza
vedremo finalmente rallentare
la tua ragione pura
che ti torna indietro uguale

Ho voluto una terra lontana
e non pronunciare il tuo nome
ho ingannato il mio vicino
e perduto le mie figlie
per un carro nero
che insegue la frontiera
e per il mio talento scarlatto
che ritrovo verso sera

Lo spettacolo delle maschere bianche
attraversa tutti i villaggi
ha una trama fatta con il fuoco
trampoli e costumi inglesi
ha uomini disfatti
e molta sabbia alle sue spalle
ma forse l’oceano
non è poi così lontano

Qualcuno racconta di una baia
che brilla più di un diamante
oltre le grandi città di ghisa
nell’orizzonte lucido e tagliente
e nei teatri scoperti al cielo
o nei saloni accesi d’inverno
l’ultimo battito sotto la pelle
è un tocco freddo che ci cura la febbre

Mentre tu aspetti alla finestra
e guardi la luna fare l’onda
stringi i tuoi cani sul grembo
e tutto ciò che invochi si ribella
credevi tutto in una mano
e nella tua mano non trovi niente
solo una stella che nel cielo trema
e si spegne verso oriente

Lo spettacolo delle maschere bianche
attraversa tutti i villaggi
ha una trama fatta con il fuoco
trampoli e costumi inglesi
ha uomini disfatti
e molta sabbia alle sue spalle
ma forse l’oceano
non è poi così lontano

Lisbona
Viaggiando per Lisbona
con la bocca impiastricciata
molti tagli sulle mani
e ben poco di credibile
non sono sicuro
di come siano andate le cose
ma c’è qualcuno più gentile
sulla riva in un’ultima ora
ma c’è qualcuno più gentile
sulla riva in un’ultima ora

Vivono sulle colline
nelle trincee
parlano con i cani
e sorvegliano il fiume
si lamentano degli angoli
e danno tutto per partire
hanno la meraviglia
intrappolata tra il dolore e le dita
hanno la meraviglia
intrappolata tra il dolore e le dita

Oltrepassando i carri nella piazza
ho avuto come l’impressione
di essere già passato di qui
tra poco la notte calerà di colpo
e le nostre intenzioni
non basteranno a coprirci
da molti giorni cammino
sul fianco della strada
seguo la pioggia
che brilla come quarzo
nella luce di un faro
inseguo la pioggia
che brilla come quarzo
sulla coda del faro

Mentre l’inverno s’impone
e sprofonda i suoi fianchi
sui rimasugli di calore
sulla gloria delle parole
questa notte io vorrei
essere come l’acqua del fiume
che abbandona nel buio la città
quel che avanza sarà collera
quel che avanza sarà sdegno
camminando oltre ai fuochi
dove non si va

E lei sorride sempre
quando arriva
nell’angolo accartoccia
i suoi vestiti
e ti socchiude
ti chiude ancora la bocca
ma il suo dente migliore
sarà dove il pensiero si fa dolce
ma il suo dente migliore
sarà dove il pensiero si fa dolce

Viaggiando per Lisbona
con la bocca impiastricciata
molti tagli sulle mani
e ben poco di credibile

La notte di Tavira
La nave salperà venerdì mattina presto
intanto io non mi aspetto nulla
e nemmeno mai l’ho chiesto
Tutta la banda e i resti del reparto
camminano battuti
nella notte profonda d’incanto
e si innamorano di donne povere
intrecciano capelli e piume
per quel poco che basta alla fiducia
e dimenticare un altro giorno alla fonda
attraversando una spiaggia sconosciuta

Ho sempre creduto alle superstizioni
ai racconti che la gente nasconde
lontano dalla fede e dalle consolazioni
e ho svuotato ancora le mie tasche
per sentire il rimpianto gonfiarsi
nell’odore di pioggia e malto
Ma non importa lascia stare
sarà solo come vuoi tu
ho posato quel che avevo sul bancone
e anni dopo non riuscivo più a pensare
che ci fossi ancora tu

Avrei dovuto ascoltare i consigli di Mona
quando tutto era ancora possibile
tra le sue dita sottili di sposa
quando il sole alzava i suoi raggi leggero
e nessuno di noi, nessuno,
faceva della paura un pensiero
ma mentre il paese cambiava opinione
io lasciavo la sua porta spalancata
e mi voltai per cercarla ancora
sulla piazza tra i cumuli di neve
quando lei era già rincasata

E adesso che ho attraversato la pianura
e cantato con i vagabondi
fino ai lontani porti di vetro
per arrivare a guardare l’Africa come una promessa
e capire che comunque
non sarei mai più tornato indietro
Ma non importa lascia stare
sarà solo come vuoi tu
ho posato quel che avevo sul bancone
e anni dopo non riuscivo più a pensare
che ci fossi ancora tu

Ti ho confusa in molte altre
ma mi sembra di averti baciato la notte scorsa
mentre Tavira si concedeva alle fiamme
e forse ero io o forse era mio padre
che importanza vuoi che faccia
siamo caduti entrambi
in una nube rovente
con una bandiera spezzata tra le braccia 

L'uomo piccolo

Stai viaggiando per la Francia
senza uscire dalla tua stanza
e l’uomo piccolo ti ha reso un culto
ma perdonami se non mi inchino
e dando le spalle a una regina
sprofondo sul cuscino

Vai svanendo nel tuo scialle
con la falce tra le gambe
e ti sei presa il mio destino
ed è in piazza che si dice:
“è uno piccolo a renderla felice”
mezza femmina in malaffare
che stai in origine ad ogni male

Ed io l’ho cercato negli armadi
sotto al letto e sulle scale
ed è un mese che non dormo
ma il tuo cuore resta sordo
che forse l’hai nascosto
con l’ardore che era stato nostro
o è tutta una menzogna
a lasciarmi esangue sulla gogna

Stai contando le tue scarpe
che userai per cento danze
l’uomo piccolo s’avvicina
ma è uno spettro di cantina
e di parcelle ne ho firmate
con il sangue tutte le ho lasciate
e adesso vago come un corvo
più veloce ma senza appoggio

Ma c’è ancora una questione
che ci tengo a ricordare
nelle luci del mattino
c’è qualcuno a me vicino
un sorriso ragazzina
e il letto trema come una slavina
ora io sono un corvo
e stai sicura che a casa più non torno

Anesis
È passato molto tempo
ma non ho ancora imparato
a tornare senza di te
così quando il fiume sussurra
tienimi ancora per mano.
Saliremo insieme sull’ultimo battello,
poi continueremo senza temere
seguendo i lampioni spenti
fino al nostro quartiere.

È la vecchia legge
del tuo corpo perfetto,
delle mie scarpe lasciate sulla porta
e delle mie mani che diventano piedi
nella tua stanza che mi ruota intorno.
La notte con due dita ora toglie il suo mistero
mentre l’alba appare dolce sulle pareti
tra queste case bianche di frontiera
tra le lune dei minareti.

È passato molto tempo
ma non ho ancora imparato
a tornare senza di te
Stella Greca senza dimora
nessuno ti accompagnerà
oltre il confine

Ma dov’è finita
la bellezza che guardava se stessa
dal culmine delle barricate
e dov’è la disciplina
che un tempo ci lasciava esperti
sul ciglio dell’ombra sui nervi del corpo
piangevano le madri agli altari
mentre il nostro mondo invecchiava
sulle marce dei militari

Testo: Mattia Donna
Musica: Mattia Donna, Andrea Toso


Un'altra tazza di caffè
Così dolce è tuo il respiro
e i tuoi occhi due gioielli
dritta è la tua schiena
mentre giaci tra i tuoi capelli
ma non sento affetto
nè gratitudine nè amore
la tua lealtà non è per me
ma per qualche stella superiore

Dammi un po’di caffè per il viaggio
ancora una tazza e poi me ne andrò
per la valle di sotto
 
Tuo padre è un fuorilegge
un vagabondo di mestiere
ti insegnerà come pescare nel mazzo
e quali coltelli non temere
sovrintende il suo impero
che difende da ogni straniero
ma gli trema la voce
quando chiede da mangiare

Dammi un po’di caffè per il viaggio
ancora una tazza e poi me ne andrò
per la valle di sotto

Tua sorella legge il futuro
come tua madre e tu stessa sai fare
non hai mai imparato a leggere o a scrivere
non ci sono libri sul tuo scaffale
il tuo piacere non ha confine
e la tua voce è come un canto
ma il tuo cuore è un oceano
misterioso e affranto

Dammi un po’di caffè per il viaggio
ancora una tazza e poi me ne andrò
per la valle di sotto

Canto n 32

Un profumo d’amore agita il petto
della terra in travaglio di fiorire,
allettando il suo peso troppo stretto
in un respiro d’esseri avvenire,
              che ridesta in germoglio
              il suo grembo di scoglio.

O respiro del cielo, allevia, insieme
con la tua zolla, questa polpa densa
d’uomo restio, che troppo a stento freme
nel bacio tuo: voluttà tanto immensa
                ch’ei trema, se lo inondi
                del profumo dei mondi.

Come il terriccio si frantuma in brio
d’aromi alati e di verdure in fiore,
tale in me tu converti il tetro fio
d’ansie antiche, in tue sillabe sonore,
                 dove ai suoni s’alterna
                 la tua fragranza eterna.

Credo di essermi alzato
Per quello che mi è concesso
rimarrò fermo a guardare
devo penare un po’
nel diventare una persona normale
ora che ho comprato una sedia
e sono davvero pulito
credo solo in quello che vedo
e non mi sono pentito

Lo vedi dalle mie scarpe
che sono sempre stato straniero
e che tengo un dito puntato
su questo preciso pensiero
e se ho perso la faccia
in un crimine minore
non mi sento in alcun modo
un vostro debitore
non mi sento in alcun modo
un vostro debitore

Ma il fatto è che la mia storia
non ha troppa importanza
quello che importa è quella donna
quella donna nell’altra stanza
il suo nome è Maddalena
lei è libera da ogni pena
lascia stare il passato
che ora credo di essermi alzato
lascia stare il passato
che ora credo di essermi alzato

Ed ero convinto che continuasse
a sfuggirmi un dettaglio
ma col precipitare degli eventi
ho dovuto ammettere lo sbaglio
e adesso so che ogni uomo è irrisolto
e se guardi bene c’è sempre un odio sepolto
e adesso so che ogni uomo è irrisolto
e se guardi bene trovi sempre un odio sepolto

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2007 EMI/CAPITOL